“Credo che la fossilizzazione di una certa critica su determinati nomi, dei quali è certa la solvib… la qualità della produzione, porti come risultato la relativa facilità di trovare tanta bellezza uscendo dal seminato”
Armando Castagno, 27 settembre 2017
Il gusto personale è diverso da persona a persona: non tutti, guardando la stessa opera d’arte, vorrebbero appenderla in casa.
Quindi come ci rapportiamo con le classifiche e i punteggi che tanto ammorbano questo pazzo pazzo mondo?
Rapportarsi con i punteggi è’ un argomento che porta agli estremi.
Conosco gente che compra solo vini dai 90 punti in su, e allo stesso tempo ho amici che pensano che i vini pluripremiati lo siano solo perchè degustatori e assaggiatori compiacenti, a libro paga delle aziende produttrici, abbiano il monopolio delle opinioni. Di conseguenza non comprano quei determinati vini.
Never Wine Alone parte da un concetto semplice: secondo noi, i punteggi, ti dicono cosa pensare se non hai una tua opinione.
Il sistema dei punteggi, inizialmente, fu introdotto per aiutare i consumatori. Il vino non aveva la visibilità e lo stuolo degli appassionati che ha oggi. Era un prodotto della gastronomia senza sovrastrutture o inutili complicazioni. Quindi si, Wine Advocates a firma Robert Parker tra i primi per esempio, ha iniziato a provare a spiegare perchè un vino costava 100 ed un altro costava 10.
Dare un voto è un modo molto pigro di descrivere un vino. Il tentare di mettere due numeri accanto a qualcosa che viene dalla natura e che all’interno presenta un centinaio di variabili responsabili delle differenze di sentori, sapori ecc, sembra una limitante pazzia.
Altra cosa. Pensiamo davvero che se mettessimo davanti a dei critici, 20 vini da loro valutati, darebbero – a distanza di pochi giorni – gli stessi voti??? Io non credo.
Dalla prospettiva di un sommelier, i punti, danno fiducia alle persone che cercano – nel mare magnum di scelte – di fare una cernita, una scelta in una lista più limitata (e anche limitante), aggiungendo un parametro ulteriore per la scelta, che è appunto il voto di un “esperto”. Sempre di pigrizia si tratta.
C’è anche da dire che il punteggio è riferito al vino al momento dell’assaggio, quindi al momento della recensione che corrisponde spesso all’uscita in commercio di una determinata annata. Non c’è la dicitura “questo vino è valutato 98 punti ma io lo aprirei tra 10 anni se vuoi realmente goderne”. I voti sono “in prova”. Il vino dovrà dare dimostrazione di riuscire a superare la prova del tempo.
Quale è il rischio? Il rischio è l’omologazione, la moda verso una certa etichetta, l’iniziare a pensare alle valutazioni come un sistema e mettere seriamente in dubbio la buona fede dell’assaggiatore. Perchè è innegabile, che certe etichette in determinate classifiche, ci siano regolarmente per non dire sempre. E questo – per quanto il vigneron possa essere illuminato e con una tecnica enologica impeccabile – è difficilmente spiegabile, perchè appunto il vino ha in sé centinaia di variabili che possono esaltarlo ma anche affossarlo, e che le annate – soprattutto con questi cambi climatici degli ultimi anni – non sempre riescono a dare l’uva e quindi il vino migliore.
Quindi prima di leggere il voto dato da un signore che non conoscete personalmente, che non sapete in che regione è cresciuto, come si è avvicinato al vino, che vini predilige e cosa cerca in un vino, provate a farvi un opinione vostra. Sul campo poi sarebbe impagabile. (per campo intendiamo vigna, intendiamo andare a conoscere il produttore).
Iacopo
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